Questo il logo della campagna Legambiente che ha raccolto l'autunno scorso oltre 100 mila firmatari

giovedì 12 gennaio 2012

I sacchetti di plastica al bando: un successo italiano. E di Legambiente!

“Il bando sui sacchetti di plastica è un successo italiano, ma il commercio al dettaglio è inondato da finti bio-shopper. Per questo è urgente approvare una norma che definisca al meglio il concetto di biodegradabilità”. Così Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, è intervenuta oggi alla conferenza stampa di Assobioplastiche a Roma.
Gli italiani infatti, apprezzano molto il bando sui sacchetti non biodegradabili, come confermato anche dal sondaggio di Ispo commissionato da Assobioplastiche, ma ora serve un intervento normativo necessario a fare chiarezza sul concetto di biodegradabilità e compostabilità dei sacchetti diffusi in commercio. A un anno dall'entrata in vigore del bando, infatti, soprattutto il commercio al dettaglio è stato inondato da sacchetti di plastica tradizionale arricchiti con additivi chimici spacciati per "bio" ma che in realtà sono inquinanti quanto gli shopper banditi dal 1 gennaio 2011. Questi sacchetti, ad esempio, se usati per la raccolta differenziata dell'organico domestico, inquinano pesantemente il compost prodotto dagli impianti di compostaggio con frammenti di plastica, oltre a non degradarsi completamente qualora dispersi nell'ambiente. “Chiediamo al ministro Clini di recuperare al più presto l'articolo del decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei ministri ma poi inspiegabilmente scomparso prima della firma del Presidente Napolitano, che prevedeva la regola dello spessore al di sotto del quale i sacchetti devono essere realizzati con materiali biodegradabili e compostabili secondo la norma EN 13432 – ha aggiunto Rossella Muroni -. Solo in questo modo riusciremo a completare la rivoluzione italiana, partita con il bando e diventata un modello da seguire a livello mondiale, che ha fatto riscoprire ai cittadini del nostro Paese la sana abitudine dell'uso delle sportine riutilizzabili, fondamentali per ridurre concretamente l'uso dei sacchetti usa e getta”. Serve poi una campagna informativa sull'innovazione delle bioplastiche, recentemente oggetto di critiche da parte di alcuni soggetti evidentemente poco informati, perché sostenere che la loro produzione possa affamare il mondo togliendo spazio alle colture alimentari, vuole dire non conoscere il settore, che usa invece anche materiali vegetali di scarto che non avrebbero altri utilizzi.Le biopastiche sono il futuro di questo settore e non a caso il rilancio di alcuni poli chimici italiani in difficoltà o smobilitazione, come Porto Torres o Terni, prevede proprio la riconversione dei cicli produttivi dalla vecchia chimica del petrolio alla nuova chimica verde delle materie prime rinnovabili.

lunedì 9 gennaio 2012

Bio-shopper: sparisce norma annunciata da Governo. Legambiente: "c’è bisogno di chiarezza”.

Cosa ha davvero provocato la scomparsa dal Milleproroghela della norma che avrebbe definitivamente vietato l’uso di sacchetti di plastica non biodegradabili, introducendo sanzioni per chi non la rispetta e, soprattutto, vietando anche l’uso di una tipologia di sacchetti dannosa per l'ambiente? Su questa vicenda è intervenuta anche Legambiente con il vicepresidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani che commenta la sparizione dell’articolo che stabiliva i corretti parametri di biodegradabilità nell’ambiente e compostabilità degli shopper secondo la norma europea EN13432, annunciato ufficialmente dal governo il 23 dicembre.
“E’ grave e anche dannoso aver cancellato quell’articolo, non solo per l’ambiente ma anche per l’immagine stessa dell’Italia. La messa al bando dei sacchetti di plastica è un primato che ci ha fatto riconoscere come uno dei Paesi più all’avanguardia, pioniere di un modello guardato con ammirazione in tutto il mondo e che così rischia di essere seriamente compromesso”.
“Quella norma – ha aggiunto Ciafani – è fondamentale per fare chiarezza nel mercato della piccola e media distribuzione, che è già stato invaso da sacchetti di plastica con additivi chimici che non possiedono le corrette caratteristiche di biodegradabilità e soprattutto è utile a evitare scappatoie da parte di alcuni produttori che evidentemente si sono già attivati. Per questo se fosse confermata la sua cancellazione in modo così subdolo, addirittura dopo l’annuncio del governo, sarebbe un chiaro tentativo di salvaguardare i profitti di alcune lobby a scapito dell’interesse generale, dei cittadini, dell’ambiente e dell’economia italiana. Ci auguriamo quindi – conclude il vicepresidente nazionale di Legambiente – che il Governo e il Parlamento rimedino al più presto a questo evidente tentativo di sabotaggio di un ottima norma che privata di determinati parametri rischia di perdere la sua efficacia”. I sacchetti “incriminati” sono quelli prodotti usando la solita plastica, il polietilene, alla quale vengono aggiunti additivi che la rendono sbriciolabile ma non biodegradabile. Infatti la degradazione di un sacchetto fatto usando questo tipo di plastica, produce centinaia di pezzetti di plastica destinati a perdurare nell’ambiente esattamente come accadeva con i vecchi sacchetti interi, con l’aggravante di poter essere ingoiati da un numero di animali molto più elevato di quelli che potrebbero ingerire accidentalmente un intero sacchetto di plastica e di essere molto più difficili da recuperare nel corso di pulizie e bonifiche. E il mistero nasce proprio dal fatto che la norma era stata approvata, firmata nel Consiglio dei Ministri del 23 dicembre, ma nel testo del cosiddetto “Milleproroghe” appena pubblicato. Viene da pensare che qualcuno abbia agito nell’interesse dei produttori dei sacchetti fintamente ecologici, tradendo la fiducia di quanti, invece, stavano lavorando per mettere fine a questo danno ambientale.

Leggi anche: "La disfida dei sacchetti verdi
Bio-mais o nuova plastica?" http://www.corriere.it/ambiente/12_gennaio_05/sfida-sacchetti-querze_09330dc6-378a-11e1-8a56-e1065941ff6d.shtml