Una su tre ne ha un po’ nella pancia. Fra le tartarughe trovate morte, una su tre ha frammenti di plastica nel tubo digerente. Come minimo questi detriti sottraggono spazio al cibo. Come massimo provocano occlusione e morte. Lo ha documentato una ricerca dell’Università di Zagabria fresca di pubblicazione sul periodico scientifico Marine Pollution Bulletin. L’inquinamento chimico dell’Adriatico è noto e studiato da tempo: ma è la prima volta che gli scienziati si occupano dei rifiuti solidi. E hanno scoperto che la situazione è seria. Anche se i siti di riproduzione sono più a Sud, l’Adriatico settentrionale è un luogo molto importante per le tartarughe di mare: le acque costiere sono basse e tiepide, ed è uno dei pochi luoghi del Mediterraneo in cui anche le tartarughine giovani possono nutrirsi di organismi bentonici, cioè che vivono sui fondali.Però sui fondali c’è anche la plastica. Gli studiosi di Zagabria hanno effettuato l’autopsia su 54 tartarughe che il mare ha buttato a riva morte, o che sono morte impigliate nelle reti dei pescatori. Ebbene, un terzo di questi 54 animali aveva frammenti di plastica nel tubo digerente: sacchetti per la spesa, imballaggi, cordini, polistirolo espanso, filo per la pesca. Una tartaruga aveva addirittura ingerito 15 pezzi di plastica, che occupavano quasi per intero il suo stomaco: anche se pesavano complessivamente solo 0,7 grammi, secondo gli scienziati sono stati probabilmente sufficienti ad uccidere l’animale.
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